Prodotto rivoluzionario, innovativo, unico al mondo,
per risanamento e protezione dall’umidità e per il consolidamento
Idrorepellente, consolidante e traspirante, è la soluzione definitiva per la protezione contro infiltrazioni su murature a faccia vista in pietra naturale e artificiale, calcestruzzo, intonaco.
È particolarmente indicato per l’applicazione su superfici porose.
Studiato e brevettato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento
CAMPI DI IMPIEGO
– Protezione pietre naturali porose e naturali in genere
– Consolidamento pietra leccese e pietre naturali in genere
– Risanamento di umidità di risalita capillare ed efflorescenze saline
– Risanamento murature umide e degradate
– Protezione intonaci e facciate
– Protezione terrazze, cotto e fughe
– Protezione calcestruzzo
– Protezione, risanamento e consolidamento di beni monumentali e architettonici
APPLICAZIONE FACILE E NON STAGIONALE
L’applicazione è facile e veloce, in un solo tempo e non suddivisa in mani successive.
A pennello, per piccole superfici. A spruzzo a bassa pressione, per superfici più ampie.
Può avvenire in qualsiasi stagione, purché in giornate non a rischio pioggia e con temperatura tra +5°C e +35°C.
CONSUMO
Calcestruzzo: 100-200 g/m2, intonaco a base cementizia: 200-300 g/m2, pietra naturale compatta: 100-200 g/m2, pietra naturale porosa (tufo): 300-500 g/m2.
Umidità di risalita, capillarità, efflorescenze saline e muffe nelle costruzioni sono fenomeni che spesso sono ritenuti strettamente interconnessi tra di loro, ma che in realtà presentano rapporti di causa-effetto diversi e non sempre biunivoci.
Da dove arriva l’umidità di risalita?
Nei casi di risalita nei muri, infatti, il tasso di acqua attribuibile esclusivamente alla capillarità è pari solo all’1% circa, ma il vero degrado del manufatto si riscontra in presenza di percentuali che raggiungono anche il 20%. Da dove arriva la parte più rilevante di umidità?
Quasi tutti i materiali di costruzione, malte e intonaci compresi, contengono acqua e gli stessi supporti di struttura (mattoni e tufi) sono capaci di assorbirne. La porta d’ingresso è costituita dalla loro porosità, enormemente diffusa su tutto il muro, molto più dei canaletti attraverso cui si manifestano i fenomeni di capillarità. Pertanto, quasi mai l’acqua arriva solo dal basso: le fondazioni continue, a diretto contatto con il terreno, o le fessurazioni dei massetti non bastano a spiegare i deterioramenti più estesi. È piuttosto tutto il corpo solido del muro a captare l’umidità, comportandosi come carica negativa rispetto alla carica positiva dell’acqua, che viene attratta e condotta nel manufatto in senso verticale. La successiva evaporazione della stessa umidità attira all’interno altra acqua e i sali in essa disciolti, alimentando così un processo continuo.
Efflorescenze saline, rigonfiamenti e distacchi di intonaco
L’evaporazione stessa è alla base del fenomeno di efflorescenza salina, identificabile nella leggera “barbetta” bianca che affiora sulle superfici. Persa l’acqua, i sali cristallizzano all’interno dei pori, acquistando un volume solido 12 volte superiore a quello che occupavano da disciolti. Questo passaggio genera una pressione che può raggiungere le 2000 atmosfere, infrangendo la capacità di resistenza del materiale di supporto e provocandone la continua disgregazione superficiale. Tanto più piccoli e diffusi sono i pori che lo intessono, tanto meno il materiale riesce a resistere alla pressione, sino al preoccupante interessamento degli strati sottostanti i 15-20 mm (sub-efflorescenze): in questi casi si assiste al rigonfiamento dell’intonaco (che risuona sordo ai colpetti di nocche), sino al suo distacco, con possibile intaccamento anche di parti interne del muro.
I sali possono posso essere di diverso tipo: nitrati, cloruri e solfati di varia provenienza. Per questo non è corretto parlare – come spesso accade – di salnitro, che invece identifica il solo nitrato di potassio.
Le muffe sui muri
Un altro luogo comune riguarda la muffa che spesso compare alla base dei muri. Contrariamente a quanto si possa pensare, essa non ha nulla a che vedere con l’umidità di risalita. L’acqua che viaggia per movimento ascensionale, come già detto, è ricca di solfati, cloruri e nitrati ovvero di sali antagonisti delle formazioni fungine, le quali proliferano invece con il concorso di un’acqua pressoché distillata e più acidula. Un apporto acqueo di questo tipo può verificarsi soprattutto in ambienti ad elevata umidità relativa. Considerando che le parti basse della muratura sono a contatto con il piano di terreno, comunque sempre più freddo, la dispersione di calore viaggia lungo l’asse verticale del manufatto, dal basso verso l’alto, innescando la formazione di moti convettivi d’aria, i quali mantengono più fredda la base del muro. È lì che l’aria umida condensa, favorendo l’attecchimento delle muffe.
HYBRID, l’idrorepellente unico al mondo
Fronteggiare in maniera efficace tutte le problematiche sopra esposte vuol dire conoscerne sino in fondo l’origine e lo sviluppo. È sulla base di tale presupposto che si fonda l’azione risolutrice e definitiva di Copernico HYBRID, l’idrorepellente, trasparente e traspirante, che interviene a livello di quelle che sono vere e proprie antenne igroscopiche: i pori delle superfici interessate dai fenomeni.
Grazie alla sua innovativa nano-struttura, HYBRID satura i pori in profondità, come nessun altro prodotto riesce a fare. I più diffusi idrorepellenti sono composti da pochissimi principi attivi, disposti in catene filamentose di polimeri, le quali si posano solo superficialmente sulle porosità, disponendosi in maniera irregolare e lasciando liberi grandi spazi, attraverso cui l’umidità riesce a infiltrarsi. I principi attivi di HYBRID, che rappresentano il 95% del preparato, sono invece costituiti da singoli monomeri, in grado di penetrare facilmente nei pori, saturandoli completamente e polimerizzando al loro interno, senza più uscirne. La barriera protettiva, a durata illimitata, si ottiene in pochissimo tempo, con la semplice esposizione alla luce naturale (fotopolimerizzazione). I polimeri preformati presenti in altri prodotti della stessa classe, invece, riescono ad entrare solo nei pori più grandi, da cui tendono a staccarsi e a decadere, per effetto degli agenti atmosferici.
Da dove arriva l’umidità di risalita?
Nei casi di risalita nei muri, infatti, il tasso di acqua attribuibile esclusivamente alla capillarità è pari solo all’1% circa, ma il vero degrado del manufatto si riscontra in presenza di percentuali che raggiungono anche il 20%. Da dove arriva la parte più rilevante di umidità?
Quasi tutti i materiali di costruzione, malte e intonaci compresi, contengono acqua e gli stessi supporti di struttura (mattoni e tufi) sono capaci di assorbirne. La porta d’ingresso è costituita dalla loro porosità, enormemente diffusa su tutto il muro, molto più dei canaletti attraverso cui si manifestano i fenomeni di capillarità. Pertanto, quasi mai l’acqua arriva solo dal basso: le fondazioni continue, a diretto contatto con il terreno, o le fessurazioni dei massetti non bastano a spiegare i deterioramenti più estesi. È piuttosto tutto il corpo solido del muro a captare l’umidità, comportandosi come carica negativa rispetto alla carica positiva dell’acqua, che viene attratta e condotta nel manufatto in senso verticale. La successiva evaporazione della stessa umidità attira all’interno altra acqua e i sali in essa disciolti, alimentando così un processo continuo.
Efflorescenze saline, rigonfiamenti e distacchi di intonaco
L’evaporazione stessa è alla base del fenomeno di efflorescenza salina, identificabile nella leggera “barbetta” bianca che affiora sulle superfici. Persa l’acqua, i sali cristallizzano all’interno dei pori, acquistando un volume solido 12 volte superiore a quello che occupavano da disciolti. Questo passaggio genera una pressione che può raggiungere le 2000 atmosfere, infrangendo la capacità di resistenza del materiale di supporto e provocandone la continua disgregazione superficiale. Tanto più piccoli e diffusi sono i pori che lo intessono, tanto meno il materiale riesce a resistere alla pressione, sino al preoccupante interessamento degli strati sottostanti i 15-20 mm (sub-efflorescenze): in questi casi si assiste al rigonfiamento dell’intonaco (che risuona sordo ai colpetti di nocche), sino al suo distacco, con possibile intaccamento anche di parti interne del muro.
I sali possono posso essere di diverso tipo: nitrati, cloruri e solfati di varia provenienza. Per questo non è corretto parlare – come spesso accade – di salnitro, che invece identifica il solo nitrato di potassio.
Le muffe sui muri
Un altro luogo comune riguarda la muffa che spesso compare alla base dei muri. Contrariamente a quanto si possa pensare, essa non ha nulla a che vedere con l’umidità di risalita. L’acqua che viaggia per movimento ascensionale, come già detto, è ricca di solfati, cloruri e nitrati ovvero di sali antagonisti delle formazioni fungine, le quali proliferano invece con il concorso di un’acqua pressoché distillata e più acidula. Un apporto acqueo di questo tipo può verificarsi soprattutto in ambienti ad elevata umidità relativa. Considerando che le parti basse della muratura sono a contatto con il piano di terreno, comunque sempre più freddo, la dispersione di calore viaggia lungo l’asse verticale del manufatto, dal basso verso l’alto, innescando la formazione di moti convettivi d’aria, i quali mantengono più fredda la base del muro. È lì che l’aria umida condensa, favorendo l’attecchimento delle muffe.
HYBRID, l’idrorepellente unico al mondo
Fronteggiare in maniera efficace tutte le problematiche sopra esposte vuol dire conoscerne sino in fondo l’origine e lo sviluppo. È sulla base di tale presupposto che si fonda l’azione risolutrice e definitiva di Copernico HYBRID, l’idrorepellente, trasparente e traspirante, che interviene a livello di quelle che sono vere e proprie antenne igroscopiche: i pori delle superfici interessate dai fenomeni.
Grazie alla sua innovativa nano-struttura, HYBRID satura i pori in profondità, come nessun altro prodotto riesce a fare. I più diffusi idrorepellenti sono composti da pochissimi principi attivi, disposti in catene filamentose di polimeri, le quali si posano solo superficialmente sulle porosità, disponendosi in maniera irregolare e lasciando liberi grandi spazi, attraverso cui l’umidità riesce a infiltrarsi. I principi attivi di HYBRID, che rappresentano il 95% del preparato, sono invece costituiti da singoli monomeri, in grado di penetrare facilmente nei pori, saturandoli completamente e polimerizzando al loro interno, senza più uscirne. La barriera protettiva, a durata illimitata, si ottiene in pochissimo tempo, con la semplice esposizione alla luce naturale (fotopolimerizzazione). I polimeri preformati presenti in altri prodotti della stessa classe, invece, riescono ad entrare solo nei pori più grandi, da cui tendono a staccarsi e a decadere, per effetto degli agenti atmosferici.
Per HYBRID garantisce il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, che lo ha inventato e testato nei suoi laboratori, prima di brevettarlo e presentarlo alla comunità scientifica, quale ritrovato unico al mondo nella sua categoria.